Giovane con una caviglia distrutta cammina dopo un intervento eccezionale
Nuove frontiere della chirurgia ortopedica al Cto
Caduto in moto nel novembre 2005, un impiegato di 21 anni che oggi vive a Montanaro è tornato a camminare grazie a un <<puzzle>> di ossa in sala operatoria. Sotto i 215 chili della sua Triumph 900, l’osso astragalo che collega la gamba al calcagno, e permette il movimento del piede, è letteralmente esploso in un mosaico di frammenti sotto il peso della moto. Il destino del ragazzo era un intervento che avrebbe cancellato l’articolazione e bloccato per sempre il piede in un’unica posizione, riducendo inoltre di circa quattro centimetri la lunghezza della gamba. <<Considerata però la giovane età del paziente e le sue prospettive di vita – racconta il dottor Walter Daghino, ortopedico del Cto specializzato in chirurgia del piede – abbiamo deciso di percorrere una strada diversa, senza avere in realtà la certezza di una riuscita, ma con la prospettiva di un risultato migliore>>. A Savino Dimonte, che oggi ha 26 anni e un bimbo di tre, i medici del Traumatologico hanno spiegato tutto: speranze, ma anche incognite. Gli hanno regalato però una speranza, proponendogli un’alternativa al blocco dell’articolazione.
E Savino Dimonte ha accettato, firmando il consenso: durante l’intervento, gli ortopedici hanno asportato con le pinze frammento dopo frammento dell’osso in pezzi. Con l’ausilio di sottili fili d’acciaio e diu na speciale sostanza che ha fatto da collante hanno ricostruito e riposizionato l’osso tra gamba e piede. <<Con il paziente – prosegue il dottor Daghino – siamo sempre stati molto onesti, senza mai illuderlo: anche dopo l’intervento gli abbiamo spiegato che, a distanza di tempo, ciò che avevamo ricostruito avrebbe potuto cedere all’improvviso, che sarebbe stato necessario un controllo ravvicinato, poi un altro dopo sei mesi>>. Sono passati sei mesi, poi un anno, poi due, tre. Oggi, a quattro anni di distanza dall’incidente e dall’intervento, si può dire che l’intervento compiuto al Cto è stato straordinario: l’osso non ha mai ceduto, e il caso quasi incredibile di Savino Dimonte sarà descritto dal chirurgo che lo ha eseguito su una rivista internazionale di ortopedia. Il dottor Daghino, che fa parte della prima clinica ortopedica del Cto diretta dal professor Paolo Gallinaro, ha già illustrato l’impresa a un convegno. <<Grazie a questo intervento – dice Savino Dimonte, che all’epoca dell’incidente abitava a Settimo – ho potuto ritornare al lavoro e riprendere una vita normale>>. I medici gli hanno detto che è meglio evitare sport che potrebbero sottoporre l’articolazione a uno sforzo eccessivo, ma Savino Dimonte cammina normalmente, guida l’auto, e va in bicicletta, sottoponendo comunque l’osso ricostruito a uno sforzo. <<Uscito dall’ospedale – ricorda – ho cambiato casa, oggi ho un piccolo terreno e mi dedico anche al giardinaggio>>. Un attimo di pausa: <<Soprattutto – sorride – sto dietro a mio figlio di tre anni, correndo e giocando con lui>>. Ha un’altra passione: il nuoto.
Un intervento simile, ricordano al Cto, era già stato tentato in Giappone, ma senza che fosse raggiunto il risultato sperato. <<A oltre due anni di distanza senza complicanze – sottolineano al Traumatologico e conferma la letteratura – possiamo dire che l’operazione è davvero riuscita>>.
Articolo di Marco Accossato – La Stampa – Cronaca di Torino Giovedì 18/06/2009