SOLUZIONI PER ARTROSI DI CAVIGLIA
Artroplastica di
caviglia

Quando può essere indicata:
L'indicazione per l'impianto di una protesi di caviglia dipende da diversi fattori e viene valutata dal chirurgo ortopedico in base alla storia clinica del paziente, alla gravità della condizione, ai sintomi e alla risposta ai trattamenti conservativi.
Comunemente si può considerare la protesi come opzione di trattamento nelle fasi avanzate dell’artrosi dell’articolazione della caviglia, in tutte quelle situazioni in cui il dolore e la limitazione della mobilità non rispondono più ai trattamenti conservativi come farmaci anti-infiammatori, fisioterapia e modifiche delle attività quotidiane, compromettendo in maniera significativa la qualità di vita.
Questo stato può essere conseguenza di varie evenienze, quali fratture articolari complesse che hanno causato danni irreparabili alle superfici articolari, lesioni legamentose o tendinee gravi che non rispondono adeguatamente alle terapie conservative, deformità che influenzino negativamente la funzione della caviglia e causano dolori persistenti.
È fondamentale sottolineare che la decisione di impiantare una protesi di caviglia deve essere basata su una valutazione approfondita del chirurgo ortopedico, che tiene conto delle specifiche condizioni del paziente: ogni paziente è “unico” e la protesi di caviglia è una soluzione che va considerata quando altri approcci meno invasivi non sono più efficaci nel garantire una qualità di vita adeguata e le alternative chirurgiche non possano assicurare le stesse condizioni
Quali benefici può apportare:
L'impianto di una protesi di caviglia può offrire una serie di benefici: uno dei principali è il sollievo dal dolore. riducendo notevolmente o eliminando i sintomi che influiscono sulla qualità di vita. Parallelamente ci si può aspettare un miglioramento della funzione articolare, che passa per il ripristino o il mantenimento di una quota significativa della mobilità, il che rappresenta il presupposto per una certa ripresa (controllata) delle attività fisiche e sportive. La riduzione del dolore e il miglioramento della funzione articolare costituiscono quindi il presupposto basilare per il miglioramento complessivo della qualità di vita del paziente.
Oltre a ciò, entro certi limiti geometrici, un impianto di protesi di caviglia correttamente posizionato può prevenire o correggere alcune deformità articolari influenzanti l’appoggio plantare, che potrebbero verificarsi o incrementarsi senza un intervento adeguato.
Molti pazienti riferiscono che il recupero della mobilità e della funzione articolare ottenuto ha avuto un impatto positivo anche sulla loro condizione mentale e sull'umore, contribuendo a una maggiore fiducia in se stessi e a una percezione più positiva della propria salute.
In generale è importante sottolineare che i benefici specifici possono variare da paziente a paziente, per cui la scelta di ricorrere a tale approccio deve essere basata su una considerazione attenta dei presupposti ed una analisi razionale delle aspettative, condotta dal chirurgo ortopedico in collaborazione con il soggetto che se ne possa giovare, evitando di ingenerare in questi qualsivoglia prospettiva illusoria. Con queste doverose premesse, la protesi di caviglia può senza dubbio rappresentare una soluzione efficace e positiva per coloro che soddisfano le indicazioni appropriate per la procedura.


Come è fatta e come funziona la protesi di caviglia:
Le protesi di caviglia moderne di ultima generazione sono dispositivi medici complessi, in cui i materiali utilizzati e il design risultano cruciali per garantirne la durata, la sicurezza e la funzionalità a lungo termine. Sono costituite di tre componenti, una tibiale, una astragalica ed una meniscale interposta tra queste. La realizzazione costitutiva delle componenti delle protesi di caviglia si avvale dell’impiego di leghe di Titanio e Cromo-Cobalto, nel primo caso più spesso utilizzate per la costruzione delle parti tibiale ed astragalica della protesi, sfruttandone la resistenza, leggerezza e biocompatibilità per favorire i processi di integrazione con le ossa ove vengono impiantate, nel secondo impiegate in genere per la realizzazione delle superfici destinate allo scorrimento, in quanto offrono elevata solidità e durabilità. Per il menisco mobile interposto viene impiegato il polietilene ad alta densità, a questa funzione particolarmente indicato per la sua resistenza all'usura e alla deformazione.
Per quanto riguarda la geometria realizzativa, alcune tipologie di protesi sono progettate per funzionare con il menisco in polietilene completamente mobile ed a se stante, mentre altre prevedono che il menisco in polietilene, che assicura il movimento senza attrito, sia solidarizzato alla componente tibiale. Entrambe le tipologie di impianto possiedono vantaggi e svantaggi ma hanno dimostrato una uguale efficacia nei risultati, per cui la scelta dipende dalla tipologia della condizione da affrontare e dalla preferenza del chirurgo.
Per quanto riguarda i metodi di fissaggio, le componenti protesiche tibiale e astragalica possono in alcuni casi essere fissate all'osso utilizzando tecniche di cementazione con resine, ma più spesso viene ricercata una stabilità primaria data da una interferenza ad incastro tra la forma della protesi e la superficie ossea sagomata opportunamente, con un successivo processo di crescita ossea nelle superfici di interfaccia delle parti protesiche, favorito dai materiali e dalle superfici di rivestimento dell’impianto stesso, che ne genera la definitiva integrazione.
Cosa bisogna fare per preparare l’intervento:
La valutazione preoperatoria per un intervento di protesi di caviglia è un processo dettagliato e importante che coinvolge diverse fasi e numerose figure professionali.
Nella fase preliminare il chirurgo ortopedico deve analizzare con il paziente gli aspetti principali della sua attività quotidiana, del livello di dolore, della limitazione dei movimenti e dell'impatto della condizione sulla sua qualità della vita. Durante la consultazione, il chirurgo ortopedico informa il paziente dei rischi e dei benefici dell'intervento, discutendo delle diverse opzioni chirurgiche alternative disponibili per il paziente. Questo aiuta a determinare se l'intervento è la scelta migliore e quali risultati il paziente si può aspettare.
Una volta discussa e confermata con il paziente l’indicazione a tale percorso chirurgico, nell’ambito della fase preparatoria del pre-ricovero si eseguono esami di laboratorio, del sangue e dell'urina, per valutare lo stato generale di salute e identificare eventuali condizioni preesistenti che potrebbero influenzare l'intervento chirurgico, unitamente ad una serie di esami radiologici, tra cui radiografie in carico, TC o risonanza magnetica, allo scopo di valutare ogni aspetto della gravità del problema.
Poiché l'intervento chirurgico comporta l'esecuzione di un’anestesia generale o spinale, è importante anche programmare una valutazione anestesiologica preliminare, per assicurarsi che il paziente sia idoneo all'anestesia e all'intervento.
Prima dell'intervento, il paziente potrebbe dover seguire alcune istruzioni, come smettere di assumere determinati farmaci e prepararsi adeguatamente per il periodo di recupero postoperatorio. Infatti, dopo l'intervento, il paziente avrà un periodo di recupero che include la necessità di eseguire della fisioterapia ed il monitoraggio periodico dell'evoluzione della caviglia. Il chirurgo ortopedico informerà il paziente sul percorso che si dovrà seguire per garantire una corretta guarigione e per affrontare le eventuali complicazioni.
In tutto questo processo, è fondamentale che il paziente e il chirurgo ortopedico abbiano una comunicazione aperta e trasparente, in modo che il paziente possa prendere decisioni informate e sentirsi supportato durante tutto l’iter terapeutico.


In cosa consiste l’intervento chirurgico:
Il chirurgo effettua un'incisione nella parte anteriore o laterale della caviglia, in base alla tecnica chirurgica scelta in relazione alla conformazione anatomica della caviglia del paziente. Dopo essersi approfondito nei piani profondi al di sotto della cute, il chirurgo rimuove il tessuto degenerato nell'ambito dell’articolazione della caviglia, sul versante della tibia, dei malleoli e dellastragalo, compresi eventuali frammenti ossei ipertrofici (osteofiti) ed i residui della cartilagine danneggiata.
In questo contesto viene eseguita una preparazione dell'osso della caviglia per ospitare la protesi, un processo che prevede oltre alla rimozione del tessuto osseo degenerato, la modellazione dei segmenti scheletrici periarticolari per adattarli alla conformazione dei segmenti protesici da impiantare.
Una volta terminato il processo di preparazione vengono impiantate le componenti protesiche, innestandole nella porzione distale della tibia e in quella superiore dell’astragalo. L’ancoraggio all’osso delle parti impiantate avviene grazie ad un sistema di rivestimento della protesi con materiali porosi, che favoriscono la crescita ossea attorno alla protesi stessa; in casi particolari, se necessario la protesi può essere fissata all'osso tramite cemento osseo.
Terminata la fase della sutura cutanea e della medicazione con il posizionamento dell’arto in una valva di posizione costituita in materiale gessato o plastico, il paziente viene trasferito in sala risveglio per essere monitorato fino al completo risveglio dall'anestesia. Durante questo periodo, il personale sanitario controlla e gestisce costantemente la situazione in caso di insorgenza di eventuali complicazioni immediate, come sanguinamento o reazioni all'anestesia.
Dopo il risveglio, il paziente viene trasferito in reparto per il recupero postoperatorio. Durante questo periodo, il paziente viene continuamente monitorato da personale sanitario per garantire una corretta evoluzione della ferita, una buona funzionalità della caviglia e il controllo del dolore.
In questa fase del monitoraggio postoperatorio, nei giorni successivi all’intervento, una volta che il paziente è stabile e in grado di affrontare le attività quotidiane di base, viene dimesso dall'ospedale con istruzioni dettagliate per il percorso di recupero. Queste istruzioni includono la cura delle ferite, la programmazione della fisioterapia domiciliare, indicazioni sull'uso di ausili per camminare e suggerimenti per controllare il dolore e l'infiammazione.
Come si svolge e quanto dura la fase della riabilitazione e recupero funzionale:
Il periodo postoperatorio è essenziale per il recupero completo e il ripristino della funzionalità della caviglia e la riabilitazione è una parte fondamentale di questo processo. Durante i primi giorni dopo l'intervento, è normale provare dolore e gonfiore nella zona della caviglia. I farmaci antidolorifici e gli impacchi di ghiaccio possono aiutare a gestire questi sintomi, ma è soprattutto fondamentale mantenere in maniera costante un corretto atteggiamento anti-declive, per favorire il ritorno venoso e ridurre la tumefazione locale.
Dopo un periodo di alcune settimane in cui il segmento è lasciato a riposo per favorire l’integrazione dell’osso alla protesi e la guarigione dei tessuti molli, la fisioterapia deve iniziare prontamente, per mantenere la mobilità della caviglia e prevenire la rigidità. In queste fasi il programma deve anche includere esercizi attivi e passivi, come la flessione e l'estensione della caviglia, eseguiti sotto controllo del fisioterapista.
Subito dopo il paziente può iniziare a caricare gradualmente il peso sulla caviglia operata, sempre sotto la guida del fisioterapista, contemporaneamente eseguendo esercizi per rafforzare i muscoli della caviglia e del piede. Questi possono includere esercizi di flessione dorsale e plantare, esercizi di resistenza con bande elastiche e esercizi di equilibrio su una gamba.

Nelle settimane successive il paziente progredisce nel caricare peso sulla caviglia fino a raggiungere il pieno carico di peso, sempre sotto la supervisione del terapista, che propone esercizi più orientati alla funzionalità, come camminare su terreno pianeggiante e su superfici irregolari, salire e scendere le scale e eseguire movimenti più complessi.
Questo percorso riabilitativo si completa in genere nel giro di due-tre mesi dall’intervento, periodo nel corso del quale il paziente esegue periodici controlli ortopedici e valutazioni radiologiche intermedie, eseguite inizialmente fuori carico, successivamente nelle proiezioni funzionali in ortostatismo per controllare il corretto recupero degli assi anatomici oltre che la regolare progressione dei processi di osteointegrazione (vedi Figura).
Successivamente il paziente viene incoraggiato a tornare gradualmente alle normali attività quotidiane, come lavorare, guidare l’auto e partecipare a sport o attività ricreative a basso impatto. In ognuna delle fasi, è importante che il programma di riabilitazione sia seguito con costanza e precisione, per ottenere i migliori risultati possibili.

Soluzioni per altre patologie:
